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Frank Pagano Senior Partner Jakala




Il futuro del Marketing è nel Mar-Tech

FP: il mio motto preferito è quello di Einstein. “Se non lo sai spiegare in modo semplice, non l’hai capito abbastanza bene”. Il ruolo di qualsiasi comunicatore è quello di semplificare, e di rendere intriganti anche le cose più noiose, come la tecnologia. 


“L’Arte non sta nel rappresentare cose nuove, bensì nel farlo con novità”: un aforisma che pare calzante a proposito del geomarketing di Jakala; ce ne vuoi parlare?


FP: Il geo-marketing è uno dei tools di Jakala, dove ho la fortuna e l’onore di lavorare come Senior Partner. Hai ragione, è il ‘come’ a dettare il successo di qualsiasi iniziativa di Marketing. Jakala si specializza nella cultura del dato: vogliamo arricchire il dato sui fans, ed usare la tecnologia, come l’AI o il Web3, per proporre soluzioni personalizzate e compelling, dovunque essi siano, risolvendo i loro problemi, con un effetto wow. La consistency e la padronanza del dato è il futuro di qualsiasi azienda. Il Mar-Tech è il futuro del Marketing. 


JAKALA ha la metà dei dipendenti donne; una ricerca di Crunchbase certifica che il 2021 è stato un anno speciale per il femtech, dato che i finanziamenti di venture a livello globale hanno superato la soglia di 1,2 miliardi di dollari. Alcuni suggeriscono che la creazione di una categoria separata per la salute delle donne, all’interno della verticale healthtech alieni le donne e le posizioni come “altro”, mentre gli uomini rappresenterebbero “la norma”. Cosa ne pensi?


FP: Siamo lontani anni luce da una situazione di gender equality, in tutti gli ambiti ed in tutte le geografie. Anche il Web3, che è così in linea con le nuove generazioni, tende a replicare le stesse dinamiche della finanza tradizionale. Il vero driver per il successo di qualsiasi start-up è l’accesso ai capitali, e le start-up guidate dalle donne fanno fatica, ancora oggi, a raccogliere capitale e supporto, non solo dai VC, ma anche dagli investitori istituzionali. Qualsiasi soluzione che faciliti questo accesso è da sposare. In parallelo dobbiamo lavorare su di un cambiamento culturale di lungo termine, ovvero e concretamente avere più donne nelle nostre C Room e più donne con responsabilità di P&L nelle nostre aziende. 


Fai parte del team di Tokenance che aiuta le aziende ad entrare nel Web3; partendo dal mercato phygital/digital twin. Ci puoi spiegare la tua vision sulle potenzialità dell’integrazione tra mondo fisico e virtuale? 


FP: Sono azionista di Tokenance ed abbiamo un’idea in testa molto precisa. In futuro, qualsiasi prodotto o servizio sarà accompagnato dal suo gemello digitale, che ne certifica la filiera in maniera trasparente e contiene tutti i suoi benefici e diritti, come per esempio la proprietà. Ora, il motivo per cui questo accadrà non è solo nell’hype dello strumento in sé, ma nel ridare alle persone la piena padronanza di quello che hanno comprato. Lo stesso vale per la mia attività nel digitale, e per i servizi che offro alla mia azienda o alle mie piattaforme preferite: il mio alter ego digitale è il contatore del mio capitale ‘sociale’ ed io devo essere ricompensato per quello che faccio. Web3 è un movimento che rimette le persone al centro dell’economia, partendo dal margine della società. 


Tra le tue interviste in Ceo Confidential per ilSole24ore, con Erica Alessandri di Technogym si parla di approccio olistico; termine che ricorre anche nell’approccio alla customer identity per Jakala. Si tratta di un cambio di paradigma? 


FP: Sicuramente. È la maniera con cui vanno trattate le persone, partendo dai dipendenti, ed arrivando ai nostri consumatori. Si tratta anche della maniera con cui studiare i prodotti delle aziende, prendendo la responsabilità di quello che accade anche dopo il fine vita. L’etos di un’azienda va spiegato bene, in tutti i punti di contatto con il consumatore, creando un network virtuoso con retailers e fornitori. I valori di Jakala si sposano perfettamente con questa filosofia.   


Un tema caldo per le aziende è sicuramente l’ESG, e non mancano fenomeni negativi che stanno emergendo, vedasi green-washing; come advisor di un Venture Capital eco-friendly, quali sono a tuo avviso le tre principali direttrici da seguire per rendere conciliabili business, impegno ambientale e rispetto dei valori?


FP: Un tema caldissimo. Le direttrici sono proprio nelle tre lettere E, S e G. La cosa più urgente è la lettera E (Environmental), ovvero ridurre le emissioni che dipendono dai Fossil Fuels al più presto, e allo stesso tempo consumare meno energia dal nostro grid. Abbiamo tempo fino al 2030, prima che accada qualcosa di catastrofico. La S (Social innovation a tutto tondo) e G (Governance) sono un percorso di cambiamento culturale di medio – lungo termine, che parte oggi, ma i cui impatti si vedranno progressivamente. Il fondo con cui collaboro, Una Terra, vuole aiutare proprio le start-up che lavorano su entrambi i fronti, con tecnologie e dati al servizio di efficienza nei consumi e di un cambiamento culturale corporate.   


Hai appena partorito il tuo terzo libro, a 4 mani con P. Sodavini del Sole24ore ,“Il capitale decentralizzato, Blockchain, NFT, Metaverso”; riprendiamo il cavallo di battaglia di un noto professore.. Il metaverso non esiste! Come rispondi?


FP: È vero. E non è vero. Allo stesso tempo. Questa è la tesi che sosteniamo nel libro. Il metaverso non esiste, e qui semplifico, fino a che io, come user, non avrò la piena padronanza dei miei dati e delle mie attività, per cui posso usarli pienamente in qualsiasi ambiente digitale, posso essere ricompensato per quello che faccio e posso decidere con chi condividere le mie informazioni personali. La mia storia digitale è mia, e me la porto via, se voglio. Come il bambino che ha il pallone, in qualsiasi campetto di periferia, e che decide quando si gioca. È lui il boss. Il resto si risolverà, ovvero la capacità di banda, la bellezza e la definizione di questi ambienti digitali, o l’aggancio a tutte le varie blockchain. Il cuore della questione non è tecnologico. Il cuore è dare alle persone pieno controllo, che non è quello che, per esempio, Meta o Microsoft sono disposti a fare. Ma ci sono delle mosche bianche, se pensiamo ad Animoca Brands. C’è una comunità di attori del metaverso che sta studiando un metaverso centrato sulle persone.   


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