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INTERVISTA A SARA RUBINELLI Vice-Dean Health Sciences and Policy and Full Professor of Health Communication, Università Lucerna


1)   La tua storia professionale, e non, in pillole; il tuo motto

 

In un turbinio di testi latini e dibattiti filosofici, il mio viaggio professionale ha preso il volo da Omegna fino ai corridoi accademici di Milano e Leeds in Inghilterra. Dalla laurea fino al dottorato, sono stata catturata dal fascino dell'antico per poi atterrare nel dinamico mondo della comunicazione sanitaria in Svizzera.  

Come Professore ordinario e Vice-Preside a Lucerna, mi dedico a insegnare l'arte della comunicazione, convinta che parole ben scelte possano essere la chiave per stare meglio. 

Nella mia avventura accademica, ho avuto il privilegio di guidare ricerche, presiedere associazioni internazionali e collaborare con l'OMS. Su Instagram, il mio piccolo angolo di divulgazione scientifica raccoglie un’attiva comunità di 60K persone da cui io imparo tanto.

 Il mio motto, nato dall'esperienza e dall'osservazione, è semplice: 'si agisce comunicando'. Una filosofia che applico ogni giorno, sia nell'aula universitaria che nella vita quotidiana, con l'obiettivo di lasciare ogni conversazione un po' più ricca di quando è iniziata.

 

 

2) L’Arte non sta nel rappresentare cose nuove, bensì nel farlo con novità. Quest’affermazione potrebbe calzare anche nel mondo della comunicazione in ambito sanitario. In che modo secondo te?

 

Questo principio trova un parallelo perfetto nel campo della comunicazione sanitaria.

Nel mondo della salute, il nostro obiettivo primario è quello di veicolare informazioni che sono spesso complesse e tecniche in maniera che siano comprensibili, accessibili e applicabili per tutti. Il contenuto — ovvero le 'cose' di cui parla la citazione — rimane costante: malattie, trattamenti, ricerche e scoperte. Tuttavia, il modo in cui comunichiamo questi concetti è fondamentale per garantire che il messaggio venga ricevuto e assimilato correttamente.

Innovare in questo contesto significa utilizzare metodi e strumenti che attirino l'attenzione e facilitino la comprensione. Può trattarsi dell'uso di piattaforme digitali come app o social media per diffondere messaggi di salute pubblica, o di tecniche narrative come la storytelling per rendere le informazioni mediche più coinvolgenti e memorabili.

 Inoltre, adattare il linguaggio e l'approccio comunicativo al pubblico di riferimento — che siano professionisti del settore, pazienti o il grande pubblico — è un altro esempio di "farlo con novità". Riuscire a personalizzare la comunicazione per renderla rilevante e perspicace per diversi ascoltatori è un'arte in sé, una che richiede creatività, empatia e una profonda comprensione del contesto umano.

 Quindi, proprio come l'arte, anche nella comunicazione sanitaria l'innovazione sta nel riuscire a trasmettere concetti stabiliti in modi che siano freschi, coinvolgenti e, soprattutto, efficaci.

 
3) L’Intelligenza artificiale sta ridefinendo gli Avatar conversazionali e comunque ha un impatto trasversale destinato a rafforzarsi. Però spesso i tecnici prestano maggior attenzione alla divulgazione dello stato dell’arte ad un pubblico altrettanto competente, ma non si concentrano abbastanza sulla comunicazione alla società in generale. Quale è la tua opinione a riguardo?

 

L'Intelligenza Artificiale (IA) è davvero un fenomeno trasformativo che sta ridefinendo non solo gli avatar conversazionali ma anche molti altri aspetti della nostra vita. Concordo con l'osservazione che vi sia una tendenza, tra gli esperti di IA, a concentrarsi sulla condivisione delle loro scoperte con colleghi e altri professionisti del settore. Questo è naturale, dato che la condivisione del progresso tecnico tra pari stimola l'innovazione e il dibattito critico.

Tuttavia, la comunicazione efficace dei progressi in IA al grande pubblico è altrettanto cruciale. La società nel suo insieme beneficia dall'essere informata e educata riguardo le nuove tecnologie, poiché ciò può influenzare le decisioni politiche, economiche e personali. Una comunicazione chiara e accessibile può anche aiutare a demistificare l'IA, attenuando paure e preoccupazioni che spesso derivano da malintesi o da rappresentazioni esagerate nei media.

C'è una responsabilità etica nell'assicurare che l'informazione sia non solo accurata ma anche comprensibile. Gli esperti di IA dovrebbero pertanto collaborare con comunicatori specializzati, educatori e media per creare narrazioni che rendano la tecnologia accessibile a tutti. Ciò include la spiegazione di come l'IA possa influenzare il lavoro, la salute, la privacy e altri aspetti della vita quotidiana, oltre a fornire scenari realistici sulle potenziali implicazioni future.

 

4) La digitalizzazione e la trasformazione digitale in generale, AI compresa, a tuo parere possono favorire una migliore comunicazione in ambito sanitario mirata alle nuove generazioni?

 

Certamente, la digitalizzazione e l'integrazione dell'intelligenza artificiale hanno il potenziale di rivoluzionare la comunicazione sanitaria, in particolare per le nuove generazioni che sono "digital natives". Queste tecnologie offrono nuovi modi per personalizzare, semplificare e rendere più efficace la trasmissione delle informazioni sanitarie.

Le nuove generazioni sono abituate ad avere informazioni a portata di clic e si aspettano interazioni rapide, interattive e accessibili in tempo reale. L'utilizzo di app, piattaforme social e chatbot AI per la comunicazione sanitaria può soddisfare queste aspettative, fornendo risposte immediate, consigli personalizzati e supporto continuo. Questi strumenti possono anche essere progettati per essere visivamente attraenti e user-friendly, rendendoli più attraenti per i giovani utenti.

Inoltre, l'IA può aiutare a filtrare e personalizzare le informazioni in base alle esigenze individuali, migliorando l'efficacia della comunicazione. Per esempio, sistemi intelligenti possono identificare pattern nelle domande e nelle interazioni degli utenti per fornire informazioni sanitarie mirate e consigli basati su dati scientifici in un linguaggio che sia familiare e rassicurante.

Anche la gamification, ovvero l'uso di elementi ludici in contesti non di gioco, può essere un forte incentivo per coinvolgere le nuove generazioni, rendendo l'apprendimento sulla salute più interattivo e coinvolgente. Questa può essere una strategia particolarmente efficace per sensibilizzare su temi come la prevenzione, la nutrizione o l'attività fisica.

 

5) Le fake news sono sempre fuorvianti e foriere di possibili scelte sbagliate, ma nel campo della comunicazione sanitaria i rischi aumentano a dismisura. Ne hai parlato in qualità di Docente relatore al recente evento organizzato dall’Università di Lucerna su etica e trasformazione digitale. Qual è la tua analisi?

 

Innanzitutto, la salute è un argomento che tocca direttamente la vita delle persone. Perciò, le informazioni errate in questo campo possono causare danni immediati. Ad esempio, false credenze riguardo l'efficacia dei vaccini o cure miracolose possono portare a rifiuto di terapie comprovate o adozione di metodi non scientifici.

In secondo luogo, la velocità con cui le informazioni viaggiano nell'era digitale significa che le fake news possono diffondersi molto più rapidamente di quanto non possano fare le correzioni o le verificazioni. Questo problema è aggravato dal bias di conferma, che porta le persone a cercare e credere in informazioni che confermano le loro preesistenti convinzioni.

Durante la mia relazione ho anche esplorato le responsabilità etiche degli operatori sanitari, degli educatori e dei comunicatori nel contrastare la disinformazione. Abbiamo discusso l'importanza della verifica delle fonti, della promozione della letteratura scientifica accessibile e dell'investimento in campagne educative che rafforzino la comprensione scientifica del pubblico.

Infine, ho enfatizzato l'importanza di collaborazioni tra settori diversi, come la tecnologia, l'educazione e la sanità, per sviluppare strumenti e strategie che identifichino e limitino la diffusione delle fake news, come l'uso di algoritmi AI per rilevare la disinformazione e l'impiego di piattaforme di fact-checking.

In sintesi, la mia analisi riconosce la gravità delle fake news in sanità e sottolinea l'urgenza di affrontare collettivamente questo fenomeno, sfruttando la tecnologia e l'educazione per promuovere un'informazione accurata e affidabile.

 

6) L’Intelligenza Artificiale apprende. Resta il tema di cosa gli si comunica… Quanto in generale siamo consapevoli delle nostre responsabilità e forti del nostro ruolo, a tuo giudizio? E quanto lo è la comunicazione sanitaria istituzionale?


La consapevolezza della nostra responsabilità nel comunicare con l'Intelligenza Artificiale è fondamentale, poiché gli algoritmi apprendono dai dati che ricevono. Questo ha implicazioni significative, non solo per gli individui ma anche per le organizzazioni, comprese quelle che operano nella comunicazione sanitaria istituzionale.

Generalmente, c'è una crescente consapevolezza dell'impatto che può avere l'addestramento di sistemi AI, specialmente in termini di bias e accuratezza dei dati. Nel campo della comunicazione sanitaria, questa consapevolezza si traduce nell'importanza di fornire all'IA dati accurati, rappresentativi e privi di pregiudizi per assicurare che le informazioni veicolate siano affidabili e utili.

La comunicazione sanitaria istituzionale ha il dovere di essere particolarmente vigile, dato che le informazioni che diffonde possono influenzare direttamente il benessere dei cittadini.

Le istituzioni devono quindi assicurarsi che gli algoritmi di AI siano non solo tecnicamente avanzati ma anche eticamente solidi, addestrati con dati di alta qualità e soggetti a revisioni regolari per garantire l'accuratezza delle informazioni fornite.

In termini di azioni concrete, questo significa implementare standard rigorosi per la raccolta e l'analisi dei dati, sviluppare protocolli per il controllo continuo della qualità dell'informazione generata dalle IA, e promuovere trasparenza sui processi e sull'origine dei dati utilizzati. Inoltre, è essenziale che vi sia un impegno costante nell'educare sia i professionisti della salute che il pubblico sulle potenzialità e sui limiti dell'IA, affinché ci sia un utilizzo consapevole e responsabile di queste tecnologie.

 

7) Per concludere, “rubiamo” dal questionario di Proust …: Qualità che apprezzi di più in una persona? Il tuo peggior difetto? L’impresa storica che ammiri di più?

 

La qualità che apprezzo di più in una persona è il desiderio costante di miglioramento, l'ambizione di crescere e l'umiltà di non considerarsi mai arrivati. Questa qualità riflette una comprensione profonda che il percorso della vita è un viaggio di continua evoluzione, dove ogni traguardo diventa un nuovo punto di partenza per sfide ancora maggiori.

 

Il mio peggior difetto: Posso essere eccessivamente critica, sia verso me stessa sia verso gli altri. È una spada a doppio taglio che aiuta a mantenere elevati standard, ma che va bilanciata con generosità e comprensione.

 

Un'impresa storica che ammiro è la fondazione dell'Ordine di San Benedetto, conosciuto anche come i Benedettini. Quest'ordine monastico, fondato da San Benedetto da Norcia nel VI secolo, ha avuto un impatto incalcolabile sulla conservazione e la diffusione del sapere durante il Medioevo. Con la loro regola "Ora et labora" (prega e lavora), i Benedettini non solo si dedicavano alla vita spirituale, ma contribuivano attivamente al progresso agricolo, sociale e culturale delle regioni in cui si insediavano, diventando centri di apprendimento e di stabilità in periodi di grande turbolenza storica.

 

 


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