Intervista ad Anita Likmeta, Ambasciatrice Connect Albania per le Nazioni Unite, imprenditrice digitale e Partner & Advisor di diverse PMI & startup.

Presentazione a tutto tondo e il tuo motto preferito
 

Sono una imprenditrice del settore digitale, ambasciatrice Connect Albania per UN Migration. E oggi impegnata in politica con Più Europa però, nelle situazioni difficili, mi ripeto sempre "never complain, never explain".

Sei una imprenditrice in ambito digital che si definisce humanist 2.0; come e perché le due “anime” non sono in antitesi?

Ho sempre pensato che è la filosofia a dettare il percorso alla techne. Sono sempre più convinta che nel tech servano giovani laureati in materie umanistiche. Abbiamo bisogno di declinare una economia che tenga conto di diversi fattori come la differenza tra nord e sud per esempio.

Il mercato del femtech ha volumi in crescita esponenziale; cosa ne pensi della creazione di una categoria separata all’interno della verticale healthtech? Qual è la tua visione di gender equity?

Quello del femtech è un mercato che cresce esponenzialmente nei paesi del nord Europa di base, da noi è più difficile sia per un fattore culturale, in Italia le donne sono meno agevolate e non sono incoraggiate dalle famiglie a intraprendere un percorso imprenditoriale, e sia dal punto di vista politico visto che il tema non viene minimamente menzionato sui tavoli di lavoro da nessun partito politico.

 Il gender equity posso dire che è ancora un sogno lontano in Italia, pensi che in politica il rapporto di candidati alle liste politiche tra uomini e donne è di 60% uomini e 40% donne. Noi viviamo in un paese che ha alla base una grande discriminante: noi donne abbiamo gli stessi doveri ma meno diritti. È difficile fare qualsiasi genere di considerazione in qualsiasi ambito visto che noi per legge non siamo uguali, a partire dalle candidature nelle liste politich
 

Tu sei partner di una startup che si occupa di metaverso: quali sono i punti imprescindibili perché si arrivi ad una mass adoption? Ed in tal senso condividi l’idea della necessità di una metafisica del metaverso?

Il settore del metaverso risponde ad una domanda di mercato ben precisa. È un settore in crescita dove si stanno effettuando grandi investimenti ma non possiamo ancora parlare di una mass adoption. Diciamo che ci sono due filoni: quelli che vogliono innovare l’economia tradizionale e quelli che trovano nel modello della new economy la possibilità di penetrare un mercato nuovo dove speculare. Quest’ultimo è un rischio da non sottovalutare. Il mercato del digitale, oggi più che mai, ha bisogno di ripensare il suo modello e irrobustirsi in modo da non finire per essere solo alla mercé della moda del momento.

Sei giornalista per diverse testate quali Huffington Post, Tpi … in un’epoca di information overload quale può essere la ricetta per evitare il far web?

Non c’è una ricetta: il mondo del giornalismo per come lo conosciamo è destinato a morire. Fintanto che non ci saranno più lettori attenti, colti e interessati l’offerta sarà sempre più povera e priva di contenuti validi. Una testata giornalistica può anche condurre un lavoro eccezionale fatto di indagini e studio ma non avere la stessa rilevanza di una notizia di gossip sul grande fratello. Il mondo che si prospetta è quello di un nuovo medioevo dove le élites possederanno i libri di carta e l’informazione di qualità e i poveri le televisioni e i computer dove navigare la loro ignoranza. 

In quanto ambasciatrice Connect Albania per l’ONU ed immigrata in Italia, che considerazioni ti porta questa citazione: “la storia non si ripete, ma spesso fa rima?

Mi piace di più la citazione di Gramsci “la storia insegna, peccato che non ha scolari”.