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Tommaso Rossini, CEO di RTA Realizzazioni Tecnologiche Avanzate, e co-founder di RTA Robotics


Presentazione a tutto tondo della tua storia e il tuo MOTTO!

Ho 42 anni e sono CEO di RTA, azienda attiva nell’automazione industriale, ed in particolare nella meccatronica – crasi fra meccanica ed elettronica – di cui noi ci occupiamo, fornendo soluzioni di motion control, o se preferite di controllo del moto, a clienti industriali che costruiscono macchinari automatici (ad es. le filiere del Packaging, delle Macchine Utensili, delle Stampanti 3d, dei Macchinari Medicali, per i pellami, il tessile e così via).

Recentemente ho lanciato, insieme al mio socio Andrea Marinone, RTA Robotics, start-up innovativa, attiva nel mondo dei robot industriali, articolati e SCARA, che integriamo nella nostra proposta di motion come naturale estensione del nostro sistema di componenti. Con essi puntiamo a sostituire lavori a basso valore aggiunto, “vicini” alle macchine automatiche, come ad esempio il carico o lo scarico di un macchinario.


Il mio motto è “Look Ahead!”, che non a caso è anche quello della mia azienda. Fu scelto in una survey interna dai tutti i miei collaboratori.

Ci proietta in avanti, ci fa guardare a cosa succederà domani, con ottimismo. Ed infatti vicino ad esso c’è un punto esclamativo!


La società RTA (REALIZZAZIONI TECNOLOGICHE AVANZATE) da sempre ha sede in provincia di Pavia, ma nel campo dell’automazione è sicuramente una realtà con respiro e leadership internazionale. La “contaminazione” con l’Università di Pavia – dove anche tu hai conseguito la laurea prima di completare all’estero la tua formazione - e gli ambienti di ricerca in genere, quanto sono importanti per la realtà imprenditoriale che guidi?


Senza gli studi che ho condotto presso l’Università di Pavia probabilmente non sarei neanche stato in grado di approcciare certi temi e mercati complessi. Mancherebbe il mindset, la predisposizione all’apprendimento, la capacità di guardare nella complessità, anche quando le competenze che si hanno sono limitate.

E senza gli studi e le ricerche che molti collaboratori di RTA e di RTA Robotics hanno svolto nella medesima Università, e nei suoi laboratori, in ambito ingegneristico, non saremmo letteralmente in grado di far muovere un braccio robotico o programmare il firmware di un azionamento elettrico.

Dimenticavo: senza l’inglese imparato in Erasmus, a Londra, dove ho avuto l’opportunità di studiare, probabilmente non avrei neppure aperto le brochure e le istruzioni dei robot che oggi installiamo.

E’ per me dunque fondamentale questa contaminazione, in ogni momento, condividendo le esperienze con l’accademia e lavorando avendo cura di far fluire, nel tempo, competenze ed esperienze nelle due direzioni, fra azienda e università, e viceversa.


L’immagine dell’imprenditore onnipotente e onnisciente appare superata, soprattutto nella fase attuale che ben può essere annoverata come la IV^ Rivoluzione Industriale (BigData, IA, machine learning, etc). Quanto i repentini cambiamenti tecnologici impongono ROSSINI (R.T.A. SRL)all’imprenditore di sviluppare un mindset collaborativo?


Prima viene il mercato, che richiede competenze specifiche e saperi “verticali”. Poi vengono i collaboratori, che di un capo tuttologo non sanno che farsene. Ed infine i continui cambiamenti tecnologici in atto, che rendono obsolete certe competenze e invece, magari, aprono le porte a delle rapide curve di apprendimento, che però non può essere certo un imprenditore solitario ed egocentrico a percorrere.

Credo comunque che il fatto che io non sia un ingegnere, ma un economista, e che io sia di fatto contornato da ingegneri, e tecnici in genere, sia qualcosa di positivo: ti porta a mantenere un approccio umile e orientato al far funzionare insieme delle intelligenze superiori alla tua.


L’automazione e i sistemi meccatronici per realizzare, integrare e controllare macchine, impianti e sistemi automatici, hanno definito un nuovo modello industriale. Qual è la tua visione di un modello orientato verso una totale automazione e interconnessione delle produzioni attraverso, anche la congiunzione con la robotica?


L’anno scorso sono stati venduti circa 500.000 nuovi robot, nel mondo (Fonte: International Federation of Robotics). La stragrande maggioranza di quelli installati nelle filiere industriali è stata inserita in siti produttivi di utenti finali, che poi sono gli stessi soggetti che comprano e mettono “in linea” dei macchinari.

Ebbene, si stima che almeno il 20-25% del totale delle nuove installazioni robotiche si canalizzi, in futuro, direttamente verso i costruttori di macchinari, che, ragionando sempre più con un approccio integrato, penseranno a fornire agli utenti finali dei sistemi che già integrano bracci robotizzati, fornendo un unicum al cliente.

Noi qui vediamo del valore e delle opportunità, che gestiremo in ottica integrata, unendo il nostro know-how dell’automazione, consolidato in oltre 45 anni di storia, con quello che stiamo acquisendo nel mondo della robotica.


Dici di te e dell’azienda che guidi che “più che raccontare cosa avete fatto finora, volete raccontare cosa state facendo e farete perché fortemente consapevoli di essere quel che sarete”. Come si arriva ad essere player nella robotica industriale e quali sfide dovrete affrontare per mantenere questa posizione?


Raccontarsi solo per quanto si è fatto è riduttivo. E’ più stimolante raccontarsi per quanto si pensa di fare e di essere nei prossimi anni.


“See it before it happens” è un motto che la Silicon Valley ha fatto proprio dalla rivoluzione informatica degli anni 60 e 70; laggiù mai nessuno ha pensato di raccontare sé stesso e la propria azienda rispetto a dinamiche passate, ma solamente rispetto al futuro. Sapendo che ci si può anche sbagliare, e che se succede… non muore nessuno: si ricomincia da capo, più forti di prima. Ho avuto l’opportunità di studiare, per qualche settimana, durante l’estate del 2018, a Stanford, e da quella esperienza ho davvero tratto moltissimo. La maggior legacy è per me, ROSSINI (R.T.A. SRL)forse, l’idea per la quale, nella vita imprenditoriale, occorre non perdere le opportunità: come ha detto il Professor Baba Shiv, della Stanford Graduate Business School, “the trick is moving from the fear of making mistakes to the fear of missing opportunities”. Lo credo fortemente.


Pavia è Capitale della Cultura d’impresa 2023: di conseguenza gli onori vanno a braccetto con gli oneri. Rientrando a pieno titolo tra gli stakeholder del territorio, ci dici 3 ingredienti che possono concretizzare l’obiettivo dichiarato di concentrarsi sul capitale umano? Umanesimo industriale può essere il nome della ricetta?


Giovani, Innovazione, Hardware. Se mettiamo dei giovani brillanti ad innovare, nel mondo dell’hardware, della produzione di prodotti fisici, possiamo forse emulare quanto i medesimi negli ultimi 10 o 20 anni hanno fatto nel mondo del digitale, dei servizi, dell’informatica, un mondo che è negli smartphone e nei computer che tutti noi usiamo, ogni giorno.

Pensate – giusto come esempio – a come si potrebbe istruire ChatGPT non a prevedere i comportamenti dei consumatori o a formulare pareri giuridici comparati, ma a realizzare processi produttivi più robusti ed efficienti, ottimizzando traiettorie di robot e prevedendo errori nel bin picking o nei controlli di qualità dei processi.

Pavia è molto brava a formare i giovani, grazie alla sua università di prestigio e di indubbio, anche recente, successo rispetto ad altre sedi italiane – ad esempio, per capacità di attrarre studenti esteri o di studiare temi di frontiera, dalla transizione green all’intelligenza artificiale.

Penso proprio che “accendere i riflettori sull’impresa” possa stimolarli e canalizzare le loro energie verso il mondo del “fare oggetti”, del “produrre hardware” in modo innovativo, connesso, digitalizzato.The body content of your post goes here. To edit this text, click on it and delete this default text and start typing your own or paste your own from a different source.

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