“Ascolta quello che ti dicono gli altri, ma ascolta due volte quello che senti dentro”
Intervista a Marcello Astorri Giornalista per Il Giornale
Presentazione a tutto tondo della tua storia, il tuo motto
Fin fa piccolo ho sempre letto i giornali, mi piacevano a tal punto che già alle elementari ne
stampavo uno con le notizie della mia classe. A un certo punto decido che quella è la mia strada,
ma ho sempre dovuto fare i conti con quelli che sembravano buoni consigli: “Non fare il giornalista,finirai disoccupato”. Per fortuna però la mia famiglia mi ha sempre sostenuto e ora lavoro per Il
Giornale, una delle testate italiane più importanti. E prima ancora ho fatto esperienza con
l’edizione italiana di Forbes per più di tre anni. Quindi, ora che ci penso, il mio motto potrebbe
essere: “Ascolta quello che ti dicono gli altri, ma ascolta due volte quello che senti dentro”.
Gaia-X è un progetto che lavora allo sviluppo di una federazione di infrastrutture di dati e
fornitori di servizi per l’Europa, con l’obiettivo di garantire una sovranità digitale europea.
Che ruolo stanno giocando le aziende italiane?
Ci sono diverse aziende italiane che si stanno spendendo per Gaia-X, un progetto di cloud
europeo per affrancarsi dalla dipendenza di fornitori esteri per immagazzinare e tenere sicuri i
propri dati. C’è chi dice sia troppo tardi, che recuperare il gap con americani e cinesi sia
impossibile. Però almeno bisogna provarci. Del resto, abbiamo visto con la crisi energetica cosa
significhi essere troppo dipendenti dall’estero.
CDP intende alzare la posta nel Venture capital ed attirare, attraverso i suoi fondi, risorse
per le imprese innovative italiane.
L’anno scorso ha raccolto sottoscrizioni da terzi per 600
milioni. Può essere strategico, tanto quanto per le stesse start up, raccontare il sistema
Italia in modo migliore e più capillare?
La Cdp è il braccio finanziario dello Stato e un attore di rilievo sui mercati internazionali. Credo sia importante che si metta in gioco, come sta facendo, per fare da polo d’attrazione per le nostrestartup. Del resto, l’Italia sul venture capital è ancora indietro rispetto ad altri Paesi paragonabili,anche se sta crescendo bene negli ultimi anni. L’Italia è capace di innovare, ma le mancano i capitali, quindi è bello e significativo che un player come Cdp stia facendo roadshow all’estero per trovare nuovi investitori. La strada è quella giusta.
Siamo in un’epoca dove assistiamo ad una information overload; allo stesso tempo
permane un’assimetria informativa tra chi sa molto e chi poco. Da giornalista qual è la tua visione per il futuro?
Al giorno d’oggi c’è la possibilità di accedere all’informazione con più facilità rispetto a epoche
precedenti. Però l’offerta è talmente ampia, che molte volte non è facile saper capire se una fonteè affidabile oppure no. Credo sarebbe utile, fin dalla scuola per i ragazzi e con iniziative dedicateper chi è più anziano, fare corsi per aiutare le persone quanto meno a orientarsi sulla rete, acomprendere quali sono i campanelli d’allarme e come si possono fare delle verifiche sulle informazioni che si leggono su internet. Allo stesso tempo, credo ci vorrebbe uno sforzo per far comprendere che è buona cosa pagare per avere in cambio un’informazione di maggiore qualità.
Allo stesso tempo, i media devono conquistare la fiducia del pubblico e dimostrare che ogni euro investito su di loro è ben riposto.
“Passeggiando” nel tuo blog “Clamoroso al Cibali!” ci si imbatte in un’interessante
disanima sulle polveri sottili ben del 2017. Oggi la tematica ESG è un mainstream anche del settore finanziario. Ritieni che i cambiamenti apportati ad oggi abbiano raggiunto una
soglia di concretezza?
Diciamo che per quanto riguarda gli investimenti sono stati fatti dei progressi sul tema della
trasparenza con la normativa SFDR, rimane però altra strada da fare. Purtroppo i casi di
greenwashing sui prodotti finanziari esistono ancora, perché per lungo tempo le tematiche Esg
sono state più che altro una questione di marketing. Oggi però non ci si può più permettere questo,anche perché nei clienti è cresciuta di molto la consapevolezza e chi sgarra difficilmente viene perdonato. Ecco, credo che le spinte dal basso saranno le protagoniste per far sì che si
raggiungano risultati molto concreti in un prossimo futuro.
La notizia recente che “The Rock Trading srl”, piattaforma italiana di exchange di
criptovalute, ha bloccato l’operatività, per problemi riscontrati nella gestione della liquidità,
in parte contribuisce a minare la fiducia verso queste piattaforme e verso il mondo delle
criptovalute in genere, ma dall’altra parte conferma che siamo di fronte ad un asset class
richiesto dai giovani investitori. Il giornalismo del settore finanziario che ruolo gioca?
Quando si parla di criptovalute pare di tornare alla disputa tra guelfi e ghibellini. Ci si divide tra chile ama e chi le considera una specie di truffa. La verità è che le cripto sono diventate una vera asset class. Chi ci investe deve sapere però che è rischioso e che ha a che fare con un assetmolto volatile. Il giornalismo finanziario penso debba fare proprio questo: informare le personesenza per forza demonizzare il mondo cripto. Le notizie riguardanti piattaforme di exchange criptoin difficoltà fanno parte del contesto da post bolla che questo mondo sta vivendo, ma quando lapolvere si sarà posata il mondo degli asset digitali continuerà ad avere un futuro.
Da grande hai scelto la strada del giornalismo, professione che oggi, insieme a molte altre,
per esempio quella legale, sembra essere “minacciata” dall’avanzata delle nuove
tecnologie. Si pensa ad un lettore da “calare” autenticamente dentro la notizia o
all’opportunità di un giornalismo più “decentralizzato”, all’uso della giustizia predittiva per
prevedere l’esito di un giudizio mentre già negli USA è realtà un’AI “avvocato difensore”
che collegandosi da smartphone e suggerisce al “suo cliente” cosa dire attraverso gli
auricolari. Opportunità, ma anche rischi, soprattutto etici?
La tecnologia è sempre un’opportunità, personalmente sono rimasto molto affascinato dalle
potenzialità di ChatGPT. Ci ho visto una specie di assistente e non una reale minaccia per me,
anche se è capace di redigere testi niente male. Infatti, se ci si limita a considerare il giornalista
come un compositore di testi allora forse sì, la professione sarebbe in pericolo. Se invece si
guarda al mestiere nel senso più ampio, la vedo dura che un’IA, almeno in tempi brevi, riesca a
parlare con le persone, coltivare fonti, fare inchieste. Non so immaginare, allargando il discorso ad altri ambiti, quali potrebbero essere le potenzialità delle IA tra qualche anno o tra un decennio, so che sarà una grande rivoluzione e che noi, come esseri umani, dovremo essere bravi a regolarla nel modo più corretto, anche per scongiurare scenari inquietanti alla Minority Report.