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Intervista ad Andrea Ciliberti -

Chi sei, i tratti salienti della tua storia, il tuo motto,


Mi chiamo Andrea Ciliberti, sono co-founder & Ceo di Bcode, spin-off del

Politecnico di Milano attivo in ambito Web3. Lavoro su progetti blockchain da tempi

non sospetti, quando ancora nessuno ne aveva mai sentito parlare, quei momenti in

cui se ti chiedono “che lavoro fai?” devi avere o un’estrema capacità di sintesi e

semplificazione o alcune risposte alternative pronte all’uso.

Al motto di “o troveremo una strada o ne costruiremo una”, ho iniziato il mio

percorso in questo settore come consulente, con l’obiettivo di supportare i clienti

nello sviluppo dei primi progetti basati su questa nuova tecnologia.

Dopo un master in marketing e comunicazione mi sono sempre occupato di marketing e sviluppo del

business presso alcune importanti realtà a livello nazionale e internazionale (come

Coca Cola o Teddy) e sono stato dirigente in alcune PMI italiane. Questo mi ha

permesso di vivere la realtà aziendale e di analizzare i processi di business da diversi

punti di vista, sia operando all'interno di grandi organizzazioni, sia portando il mio

contributo in realtà aziendali meno strutturate ma che rappresentano in ogni caso

eccellenze del tessuto produttivo italiano.


Cosa ti ha portato nel mondo della blockchain e delle nuove tecnologie e perché?


La passione. Una grande passione per tutto ciò che è tecnologico, innovativo e rompe

in qualche modo lo status quo per portare nuovi modelli di business o benefici agli

utenti. Che è esattamente ciò che fa il Web3. Al di là della mia esperienza

professionale in azienda, ho sempre lavorato su progetti (soprattutto in ambito

digitale) che mi permettessero di “sporcarmi le mani”, di vivere in prima persona

tutto ciò che in azienda vedevo da un punto di vista manageriale. Ho sempre lavorato

su side projects: piccoli e-commerce, il supporto su campagne di advertising a

piccole startup, la gestione dei social network, l’analisi dei dati, marketing

automation… nel tempo libero operavo come una specie di full stack marketer. Il

saper fare le cose in prima persona mi ha sempre permesso di gestire al meglio le

stesse dinamiche quando, nei panni del manager, ho dovuto delegarle ad altre

persone.

Quello che mi ha subito colpito lavorando nel Web3 è che non esistevano strumenti

semplici e pronti all’uso che permettessero ad aziende ed utenti di creare in

autonomia i propri progetti. Non esistevano tool (come quelli che utilizzavo nella mia

vita da marketer nel Web2) per operare nel Web3. Da questa intuizione nasce Bcode.



Il tuo focus attuale come Bcode è sulla blockchain. Ancora oggi si leggono

definizioni della blockchain, quanto meno, improbabili. Ci spieghi in modo facile che

cos’è, quali sono i vantaggi e in cosa consiste il suo essere rivoluzionaria?


Premesso che si tratta di una tecnologia rivoluzionaria sotto molti punti di vista,

penso che la sintesi più interessante sia nella definizione che descrive la blockchain

come l’internet of value. Questo rende bene l’idea. Così come oggi siamo abituati a

scambiarci informazioni in modo anonimo o pseudonimo su internet, la blockchain

rende possibile la creazione e la trasmissione di valore tra utenti. Attenzione: creare

valore non vuol dire necessariamente vendere degli NFT in ambito artistico o a

prezzi folli. Significa che le aziende hanno la possibilità di creare degli asset digitali

che possono trasferire agli utenti e che rappresentano un valore nel rapporto tra brand

ed utenti e tra utenti stessi perché abilitano dinamiche privilegiate. Significa poter

associare questi asset a dei beni fisici per verificare in modo certo chi li ha emessi e

combattere per esempio i fenomeni di contraffazione per assicurare il corretto valore

di un bene. Penso alla possibilità di certificare i dati per garantire valore ai processi.

Penso alla possibilità degli utenti di accedere ai servizi delle aziende senza dover

cedere i propri dati. Dal mio wallet e dal possesso di un determinato NFT posso

accedere in modo anonimo ad aree riservate di un sito o ad eventi fisici. Anche questa

nuova classe di dati è un nuovo valore che restituisce il possesso dei dati sensibili agli

utenti.


Blockchain, Nft, Web3, Intelligenza artificiale - giusto per citarne alcune - sembrano

essere per molti ma non per tutti a giudicare dall’asimmetria informativa tra chi ne

sa molto e chi ne sa poco. Come vedi il futuro?


Faccio due considerazioni. La prima è che sembra sempre complesso quando

arrivano nuove tecnologie di cui non si comprendono appieno gli effetti. C’è un video

del 1995 dove David Letterman intervista Bill Gates e gli chiede di spiegare internet

e perché potrebbe essere utile. Bill Gates viene preso in giro dall’inizio alla fine.

La seconda considerazione è che quando oggi parliamo di blockchain ho sempre la

sensazione che è come se volessimo spiegare internet partendo dal protocollo che ne

sta alla base. Tutto questo si risolve quando rendiamo la tecnologia utilizzabile per

aziende ed utenti attraverso strumenti pronti all’uso e dove non è più necessario

descrivere la tecnologia perché iniziamo ad utilizzarla e ne vediamo gli effetti. Ma gli

strumenti devono essere semplici e gestire sia la complessità tecnologica che

finanziaria (criptovalute).


Argomento caldissimo: ChatGTP. Tra gli esperti le opinioni sembrano essere

discordanti anche riguardo al suo impatto sulla società. C’è chi la ritiene una

tecnologia incredibilmente innovativa e chi intravede rischi legati all’etica, di tipo

legale e sociale. Tu cosa pensi in proposito?


Penso che una tecnologia sia utile quando aiuta le persone. Sicuramente ChatGPT e

l’AI possono essere degli strumenti a supporto del lavoro delle persone. Il problema

che percepisco è sulla qualità dei dati che vengono utilizzati per fornire le risposte

alle domande degli utenti, sull’impossibilità di filtrare le fonti. Anche in questo caso

la tecnologia potrebbe essere a supporto rispetto alla tracciabilità ed autenticità dei

dati presi come input per le risposte dell’AI e rispetto alla possibilità di certificare le

fonti, così come rispetto alla responsabilità dei dati rilasciati.


C’è una buona parte del mondo del lavoro che è diffidente rispetto all’uso delle

nuove tecnologie: neutralità del dato, assenza di regole, timori etici. Però il processo

è irreversibile. Come pensi che potrà evolvere il mondo del lavoro e dei lavoratori?

Aleggia davvero lo spettro di un mondo dove lavoreranno solo robot?

Penso che il lavoro ed il modo di lavorare siano in constante evoluzione. Negli ultimi

decenni il problema è la tempistica, la velocità con cui avvengono questi

cambiamenti perché impongono la necessità di acquisire nuove competenze utili al

mercato del lavoro realmente alla velocità della luce per non lasciare indietro

nessuno. Qualche tempo fa parlavo con un cliente a cui stavo facendo una demo del

software Bcode; quindi, nuove opportunità legate al mondo Web3. Mi ha colpito

molto perché ad un certo punto mi ha detto: “praticamente avete inventato un nuovo

lavoro”. Quindi in verità anche le nuove tecnologie portano sempre con sé nuove

opportunità lavorative. Il lavoro si trasforma sempre, penso che la vera sfida stia nella

velocità con cui avvengono oggi i cambiamenti. Sempre per rimanere in un ambito

che conosco bene: esiste un grafico della Precedence Reasearch, USA, dove si evince

che il mercato del Web3 passerà dai 20 miliardi di valore del 2023 ai 1600 miliardi

di valore del 2030. In 7 anni assisteremo ad una curva di crescita esponenziale

paragonabile alla crescita che ha avuto internet nell’arco di 20 anni. Una velocità di

cambiamento incredibile.

Leggendo il tuo profilo mi hanno molto colpito le referenze che sono state scritte su

di te nel corso del tempo. Ne ho colto il piacere, da parte di chi le ha lasciate, non

solo di aver collaborato con una persona che ha dimostrato la sua professionalità,

ma che ha saputo interagire dimostrandosi molto aperto all’innovazione e alle nuove

sfide. Quanto sono importanti queste caratteristiche nel mondo dell’innovazione?


Penso che chi lavora oggi nell’innovazione rappresenti un po’ quello che nel secolo

scorso erano gli esploratori. La volontà di non accontentarsi di fronte a ciò che è

conosciuto o consolidato, il desiderio di vedere dove sono i limiti attuali e provare a

superarli in qualche modo, cambiare le cose per portare a tutti un beneficio.

Rischiando ovviamente. C’è una frase che mi fa sempre sorridere che dice: “nessuno

è mai stato licenziato per aver comprato un IBM”. Ovviamente quando si va su un

terreno conosciuto non si sbaglia, non si corrono rischi, ma non si rischia nemmeno

di creare qualcosa che abbia un valore aggiunto.


Per concludere, “rubiamo” dal questionario di Proust …: Qualità che apprezzi di

più in una persona? Il tuo peggior difetto? L’impresa storica che ammiri di più?


Le qualità che apprezzo di più sono l’onestà anche intesa nella capacità di dire le cose

come stanno senza girarci troppo intorno, mi perdo sempre nei modi di fare “politici”

perché non sono chiari e non aiutano a raggiungere l’obiettivo.

Il mio più grande difetto è che sono permaloso, però mi passa subito e non riesco

proprio a portare rancore.

L’impresa storica che ammiro di più è quella del 1914 di Ernest Shackleton.

L’obiettivo della spedizione era raggiungere a piedi il polo Sud, la missione fallì a

causa dello schiacciamento tra i ghiacci della nave Endurance e del suo successivo

inabissamento. Ma l’esploratore britannico riuscì a portare miracolosamente in salvo

la ciurma dopo 9 mesi dall’affondamento. L’annuncio “di lavoro” per la spedizione

recitava: “Si cercano uomini per viaggio pericoloso, paga minima, freddo tremendo,

lunghi mesi di completa oscurità, rischio costante, ritorno in dubbio, onore e

riconoscimenti in caso di successo”. È come se oggi scrivessimo in un annuncio di

lavoro: “Non ti diamo niente, orari di lavoro assurdi, non accendiamo il

riscaldamento in ufficio, e in inverno luci spente per risparmiare”. Una startup

praticamente! Si fa per scherzare ovviamente. Mi colpisce perché a quell’annuncio

risposero 5000 persone e di queste ne furono selezionate solo 27. Non è vero che

senza incentivi le persone non trovano una motivazione. L’innovazione è fatta di

percorsi tortuosi e di gente.

A.A.A Spoiler Waiting: parteciperete al W3Summit organizzato in IBM dal nostro

founder Sara Noggler.

Ci puoi anticipare qualcosa che farete?


Posso sicuramente dirti che produrremmo il ticketing con gli NFT.

I vantaggi sono inequivocabili: grazie alla blockchain non sarà possibile falsificarli,

duplicarli o distruggerli

Sarà un oggetto di collezione digitale che preserverà il ricordo e certificherà la

presenza all’evento.

Un plus ulteriore è collegare Smart contract, per dare l’accesso a contenuti esclusivi

come ad esempio la musica della manifestazione… ma per ora mi fermo qui!!


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