▶️ La tua storia professionale, il tuo motto ed una foto

Mi sono laureata all’Università degli Studi di Milano, ho iniziato a lavorare in Italia in quello che all’epoca si chiamava Munari, Gatti e Associati dove mi occupavo prevalentemente di litigation e di diritto societario.

Mi sono poi trasferita a Londra presso lo Studio Carnelutti dove ho continuato a fare M&A per poi approdare da Freshfields nel magico mondo della finanza strutturata.

Dopo 5 anni da Freshfileds sono passata allo Studio Gianni, Origoni, da cui sono uscita poi per entrare in Legance dove sono diventata equity partner a 34 anni nel momento in cui abbiamo fondato lo studio.

Attualmente sono responsabile del dipartimento di Finanza Strutturata e co-responsabile del dipartimento di Fintech dello Studio Gattai, Minoli & Partners.

Il mio motto da sempre è “se la fortuna non bussa, costruisci una porta”

▶️ In ambito Fintech sei in prima linea da quando seguisti la prima piattaforma italiana di crediti P2P. Sei d’accordo che la finanza alternativa possa essere una risposta a questa affermazione?

“Se la finanza fosse concettualizzata come un software, gran parte di essa sarebbe scritta con un codice offuscato, coinvolgendo strutture inutilmente complesse che aumentano l'opacità e il rischio” 

Diciamo che se la finanza fosse un software il suo linguaggio di programmazione sarebbe probabilmente estremamente complesso e carente di una chiave di lettura univoca. 

▶️ Uno scandalo come SVB (raccogliere 200miliardi a breve, ed investirli in titoli a lungo) in UE non sarebbe potuto succedere, grazie a Basilea 3.  La Micar appena approvata dovrebbe recintare i rischi di truffe crypto come FTX. Quali sono le sfide, in ambito normativo, che con AI e Web3 ci troveremo ad affrontare?

Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale non vi è dubbio che ci sia una forte attenzione della Comunità Europea. Il Parlamento Europeo sta lavorando su una proposta avanzata dalla Commissione che si propone di trasformare l’Europa “nel nuovo centro nevralgico dell’IA affidabile”. Giovedì 11 maggio dovrebbe passare in approvazione l’AI Act. Anche l’istituzione della commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale che si prefigge di analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’economia dell’Unione Europea ne è la prova.

Quanto al Web 3.0 penso sinceramente che ci sia bisogno di maggiore regolamentazione, in particolare mi riferisco alla cybersecurity ed alla gestione dei dati personali. Quindi direi che se sull’intelligenza artificiale la sfida è già in atto per il web 3.0 temo si debba attendere ancora un po'.

▶️ Fai parte della Carica delle 101 un’organizzazione no profit in salsa femminile. Ce ne vuoi parlare? 

La Carica delle 101 è nata durante la pandemia, siamo professioniste “qualificate”, di differenti età e con storie differenti che sono però unite nei valori e mettono a disposizione le rispettive conoscenze, competenze e relazioni in un percorso di mentoring pensato per aiutare una serie di start-up selezionate. È un modo per restituire qualche cosa, per “far scendere l’ascensore” ed aiutare giovani talenti a salire.

▶️ Rubiamo da Proust: Qualità che preferisci in una persona? Il tuo peggior difetto? L’impresa storica che ammiri di più?

La qualità che preferisco in una persona è la sincerità.

Il mio peggior difetto è pensare che ogni mio interlocutore sia persona per bene. Spesso non è così e l’incapacità di vedere anche il male spesso mi mette in situazioni dolorose.

Certamente il suffragio femminile e quindi l’approvazione del decreto luogotenenziale del 1946 con cui si è attribuito alle donne - per la prima volta - il diritto di votare e il diritto di essere elette.

▶️ Parlando di innovazione finanziaria ed impatto sociale, hai seguito la prima emissione di hydrobond sul mercato nostrano. Ce ne parli? La differenza forse non sta nel fare cose nuove, bensì farle con novità? 

Si tratta di un’operazione a cui sono particolarmente legata, si trattava dell’operazione Viveracqua. E’ stata un’operazione complessa ma molto interessante, diciamo che in questo caso specifico abbiamo usato tutta la creatività di cui siamo stati capaci. Solo dopo la legge sulla cartolarizzazione è stata modificata ed oggi è estremamente più semplice fare operazioni simili a Viveracqua, all’epoca non era così scontato.

▶️ Immaginando il diritto del futuro, cosa ti stimolano queste parole? 

 AI, “Code is Law”, Web3. 

Direi che l’intelligenza artificiale è già parte del presente, penso per esempio ai chatbot che interagendo con i clienti maturano esperienza durante le conversazioni e forniscono un supporto rapido 24 ore su 24 per richieste di ordinaria amministrazione. O ancora penso al trading algoritmico che analizza un’enorme mole di informazioni in tempi estremamente ridotti, rimuovendo l’emotività dal processo decisionale.

Code is law mi riporta alla mente certamente il libro di Lawrence Lessig, quindi da un lato il “codice” inteso come testo in diritto e dall’altro lato il codice (inteso come codice sorgente) che sarà parte di un programma per computer. In entrambi i casi e secondo diverse angolature, il codice, per l’autore, è la legge.

Mentre Web 3 mi riporta alla mente la terza generazione del web che usiamo ad oggi, ma con l’aggiunta di una DLT che garantirà a chi lo utilizza la massima libertà senza il timore di essere sotto la lente delle big tech. Un web di proprietà degli utenti che lo utilizzano nell’ambito di un internet non governato da nessuno e imprigionato in una serie di nodi.