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Intervista ad Enrico Viganò Ceo di Findynamic

➡️ Breve sintesi della tua storia, il tuo motto ed una foto

Sono classe ‘76, nato e cresciuto a Milano. Ho studiato prima in Italia Scienze Politiche per poi spostarmi negli Stati Uniti e specializzare le mie conoscenze nel mondo della finanza, lì ho conseguito il CFA per poi tornare nel nostro Paese con l’obiettivo di portare valore con il mio lavoro.

Ho iniziato in KPMG, poi ho lavorato in General Electric e infine in Bain&Co. Tutte queste esperienze mi hanno portato alla nascita di FinDynamic.

Tra le mie passioni sicuramente la più forte è quella per l’innovazione, ma se vogliamo parlare di hobby sicuramente tutti gli sport!

Il mio motto è qualcosa che ripeto sempre a tutta la squadra: “L’obiettivo è quello di essere i migliori, eccellere in ciò che facciamo in ogni momento, che sia un prodotto, un servizio o la quotidianità”.


➡️ Il nuovo programma di Sustainable Supply Chain Finance ha attori molto importanti, e Findynamic è tra i protagonisti; ci vuoi raccontare lo stato dell’arte?


La prima volta che si è parlato di sostenibilità e supply chain finance in Italia è stato nel 2020 quando, in piena pandemia, ci siamo resi conto che le grandi aziende potevano fare la differenza nella sopravvivenza delle piccole e che, per questo, meritavano un riconoscimento. Abbiamo dato vita al claim etico, una certificazione ISO 17033 che esprime l’impegno delle aziende capofiliera nei confronti dei propri fornitori e che le prime possono inserire all’interno del proprio bilancio di sostenibilità.

Ai tempi si trattava principalmente di sostenibilità a livello sociale ma gradualmente, e sempre di più, siamo passati all’attenzione verso la sostenibilità ESG.

Lo scorso anno abbiamo rilasciato all’interno della piattaforma il modulo per la valutazione dello score ESG dei fornitori integrandoci con i principali provider del settore e oggi stiamo partendo con un programma di Sustainable Supply Chain finance di impatto globale, quello di Eni.

Un percorso, quello della sostenibilità di filiera, che ci sta molto a cuore e di cui andiamo orgogliosi.


➡️ I dati di Findynamic sono in controtendenza rispetto agli indicatori economici di questo periodo; solitamente succede quando si riesce ad intercettare la necessità all’interno di un bisogno. Sei d’accordo? Ci spieghi la vostra ricetta?


Riconoscere la necessità è sicuramente un punto di partenza, ma il vero elemento distintivo sta nella qualità del prodotto o servizio che si eroga. FinDynamic è da sempre client-centric e questo, insieme al dialogo continuo con i clienti e la volontà di innovare costantemente ci permette di offrire il meglio ed essere premiati per questo.


➡️ “Rubiamo” da Proust: Qualità preferita in un uomo? Il tuo peggior difetto? L’impresa storica che ammiri di più?

La qualità che preferisco è l’ingegno, la mente dell’uomo può fare grandi cose e mi piace vederla all’opera.

Riguardo al mio difetto, sono molto pignolo, ma si sarà capito già a partire dal mio motto!

L’impresa storica che ammiro di più: 20 Luglio 1969, lo sbarco dell’uomo sulla luna.


➡️La tua squadra ha mosso i primi passi all’Osservatorio supplychain del Politecnico di Milano; che significato ha la formazione nella crescita dei singoli?


La formazione ha un valore altissimo per noi, la crescita di FinDynamic, infatti, va di pari passo con l’evoluzione dei singoli. Nella nostra squadra abbiamo ragazzi che sono entrati come stagisti e ora dirigono il loro team, e non posso che andarne fiero. Naturalmente questo è possibile solo in un ambiente in cui la formazione è valorizzata e nel quale ognuno ha voglia di crescere insieme.


➡️ La vostra crescita ha un’impronta global? La Spagna è il primo passo di un percorso più ampio?


Speriamo di sì. La Spagna è il primo passo concreto ma, contemporaneamente, stiamo servendo clienti italiani con fiere estere e viceversa; quindi, l’internazionalizzazione sembra una naturale evoluzione della nostra attività.


➡️Annoveri esperienze importanti come GE, Kpmg, Bain&Company: l’insegnamento più prezioso che hai tratto da ciascuna di esse?

Diciamo che tutte queste esperienze mi hanno insegnato molto:

L’eccellenza nel servizio e in quello che si fa;

Pensare out of the box così da sviluppare prodotti sempre più innovativi che consentano di avere un competitive advantage.

La capacità di execution e messa a terra dei progetti



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