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Intervista a Chiara Padua - Deputy Head - Fintech District

▶️ Tua storia professionale, il tuo motto ed una foto

"Forse è che passiamo tutti indietro, e lo sappiamo. Ce la tiriamo da Pirlo, ma tappiamo buchi a centrocampo. Ogni tanto ci scappa il falletto: ci beccano tutte le volte. Tuttavia, giochiamo titolari, sempre, ogni mattina, e teniamo le redini del centrocampo."

Questa frase di Alessandro Baricco è il mio mantra, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. Mi ricorda che bisogna sempre mettersi in gioco ed essere disposti a cambiare per giocare sempre da protagonisti. Anche il mio percorso professionale rispecchia questa filosofia, non mai avuto paura di cambiare né ruolo né città e devo dire si è rivelata la filosofia vincente, le soddisfazioni non sono mancate.

Mi sono laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi, subito dopo ho iniziato a lavorare all’organizzazione di grandi manifestazioni... festival, eventi dal vivo, tv. Mi sono trasferita a Roma e per 12 anni ho lavorato in ABIEventi dove ho contribuito alla creazione de “Il Salone dei Pagamenti”, oggi un evento di riferimento nel mondo bancario. Nel corso di questa esperienza mi sono avvicinata al mondo dei servizi finanziari innovativi che mi ha conquistato. Per seguire questo filone ad Aprile 2020 sono entrata nel team di Fintech District, la community di riferimento per l’ecosistema fintech in Italia. Inizialmente mi occupavo dell’organizzazione dell’evento annuale Milan Fintech Summit, a questo poi si è aggiunto il coordinamento del team in qualità di viceresponsabile. Il Fintech District è una fucina di idee, progetti e relazioni, un mondo fatto apposta per me.


▶️ Vivi e abiti a Milano: casa del design, dell’innovazione, delle fintech. Le opportunità sembrano davvero infinite; eppure, concentrate in una sola città italiana. Quanto c’è di vero in questa affermazione e da cosa deriva questa apparente asimmetria? 


Storicamente Milano è sempre stata riconosciuta come centro dei servizi finanziari e nel tempo si è affermata anche come capitale dell’innovazione, non stupisce, quindi, che il fintech abbia trovato nella città il proprio epicentro. Basti pensare che più di una su due, delle circa 600 realtà attive in Italia, hanno sede nel capoluogo lombardo. Questo anche perché le Istituzioni cittadine hanno riconosciuto grandi opportunità nel settore e avviato importanti collaborazioni: per fare un esempio concreto, Milano&Partners in collaborazione con Fintech District ha lanciato un programma di Soft Landing per aiutare le aziende straniere a entrare nel mercato italiano. Ora che il settore è consolidato è, però, giunto il momento di accendere i riflettori anche sulle eccellenze del resto del Paese. Per questa ragione, abbiamo deciso di aggiungere al Milan Fintech Summit un roadshow nel resto d’Italia, a partire da gennaio 2024. In questo modo, saremo sempre più efficaci nel coinvolgere interessanti società fintech/techfin non con sede a Milano. Inoltre, per far crescere l'ecosistema, dobbiamo accelerare. Per accelerare, dobbiamo pedalare tutti insieme: imprenditori coraggiosi, talenti, università, regolatori, incumbent, investitori.


▶️ Alcuni profetizzano un isolamento sociale quale conseguenza della sempre più consistente digitalizzazione delle nostre vite. Realtà come Fintech District, di cui sei Deputy head, o eventi come il Milan Fintech Summit del prossimo ottobre 2023 paiono andare invece nella direzione della valorizzazione assoluta del network. Che riflessioni puoi darci in proposito?


Crediamo moltissimo nel valore delle relazioni per creare sinergie e valore aggiunto. Il nostro

obiettivo è favorire il dialogo per la nascita di progetti di Open Innovation e, per farlo, creiamo connessioni tra tutti gli stakeholder. Come dicevo prima, per far crescere l’ecosistema, dobbiamo fare sistema: questo è l’unico modo per continuare ad affermarci all’estero.


▶️ Quando Fintech District è nato nel 2017 aveva a bordo 32 aziende ed in Italia si investivano in start up 50 milioni di euro (in UK erano a 1 miliardo di sterline). Qual è lo stato dell’arte oggi?

Il Fintech District agisce con l’obiettivo di creare le migliori condizioni affinché tutti gli stakeholder del settore come startup, scaleup, istituzioni finanziarie, corporate, professionisti, investitori, possano operare in sinergia e trovare opportunità di sviluppo locale e internazionale. In questi anni la crescita della community è stata costante ed esponenziale, oggi sono più di 260 fintech e insurtech, nazionali e internazionali, a farne parte, negli anni abbiamo collaborato con oltre 40 aziende corporate di primaria importanza. Abbiamo relazioni con più di 10 hub innovativi a livello internazionale e contiamo su un network di circa 40.000 contatti. La crescita di Fintech District è stata parallela a quella del settore a livello nazionale: il valore dei finanziamenti ha superato gli 880 milioni di euro. Ci sono diversi fattori che contribuiscono a fare del fintech italiano un settore in salute, certo non ancora ai livelli di quelli di altri Paesi (Regno Unito in testa), ma sicuramente avviato verso un percorso di piena maturità. In queste ultime settimane si parla a livello globale di svalutazione per alcune aziende: noi crediamo sia fisiologico; accade in tutti i mercati innovativi che, in quanto tali, sono soggetti a ciclicità.


▶️ Sono poche, finora, le operazioni di IPO ed M&A di società della finanza alternativa. L’analisi EY - Fintech District porta alla luce una lacuna nella strategia di exit; qual è la tua visione?


La ricerca evidenzia che, sebbene M&A e IPO siano le exit strategy preferite rispettivamente dall’45% e dal 32% degli intervistati, in Italia si sono verificate poche operazioni di questo tipo. Credo che il periodo storico non stia aiutando, ma allo stesso tempo è importante ricordare che il fintech è un settore ancora giovane, con un potenziale affermato, ma ancora non del tutto espresso. Probabilmente con condizioni di mercato diverse, vedremo anche questo genere di operazioni.


▶️ Rubiamo da Proust: qualità preferita in una persona, tuo peggior difetto, impresa storica che ammiri di più


In una persona apprezzo l’educazione, ne vedo purtroppo sempre meno. Pregi e difetti spesso coincidono: sono viscerale e appassionata e, spesso, prendo le cose troppo a cuore, al punto da ricevere grandi delusioni. L’importante, però, è mettersi sempre in gioco. Un’impresa storica che ammiro è quella compiuta da Oskar Schindler, che salvò più di mille ebrei dallo sterminio della Shoah. Di queste azioni e di altre simili si stanno perdendo tracce nelle pieghe del tempo, mentre andrebbero ricordate sempre.


▶️ Approdi al Fintech District dopo una decennale esperienza nella comunicazione per ABI eventi; hai quindi una prospettiva privilegiata per parlarci della possibile..o necessaria? commistione tra il mondo finance tradizionale ed il Fintech

La collaborazione tra fintech e incumbent si conferma la chiave per l’evoluzione dei servizi finanziari. Le banche, ma anche le imprese hanno ormai capito che l’unico modo per rispondere a un consumatore evoluto e intercettare e anticipare le nuove esigenze del mercato è trovare

modalità innovative e tecnologicamente avanzate per servirlo e, per farlo, è necessario collaborare con realtà fintech specializzate. Credo fermamente nell'Open Innovation come strada per una vera trasformazione del settore finanziario e per la crescita del sistema Paese. L'ecosistema fintech italiano è sempre più pronto per una strategia di collaborazione con aziende finanziarie e non. Il fintech sta disegnando un modo più semplice di gestire le esigenze finanziarie dei clienti e diventando il partner strategico per scalare il proprio business sia in termini di investimenti sia di crescita internazionale.


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