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Intervista a Gabriella Pravettoni

GABRIELLA PRAVETTONI


Chi sei, i tratti salienti della tua storia, il tuo motto


Dal 2012 sono Direttore della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Professore Ordinario di Psicologia Generale presso l’Università degli Studi di Milano. Sono inoltre coordinatore del Dottorato in Medical Humanities alla European School of Molecular Medicine di Milano, coordinatore della Formazione e Aggiornamento in Psicologia presso LILT Nazionale e coordinatore scientifico della We Will Care ONLUS.

Nel corso degli anni, i miei interessi di ricerca si sono concentrati principalmente sui processi cognitivi e decisionali, sul benessere e la centralità del paziente nel percorso di cura e sull’utilizzo delle nuove tecnologie nel contesto della salute.

Le nuove tecnologie autonome rappresentano, infatti, una risorsa fondamentale tanto per la medicina, quanto per la psicologia.

L’ingresso di queste innovazioni nel mondo della salute porta con sé straordinarie opportunità, ma anche sfide psicosociali che devono necessariamente essere studiate e affrontate.

Un mio motto al momento:

“Eppure, nel mondo dell'oncologia e del supporto psicologico al paziente col cancro, l'adozione delle nuove tecnologie è il traguardo che separa la sopravvivenza dalla vita."


La tua attività si svolge dalla docenza all’associazionismo passando per la direzione di dipartimento in IEO ambiti tutti permeabili rispetto alle nuove tecnologie (Web3, Metaverso, AI, ecc.).

Nei tuoi differenti ruoli come si coniuga il tuo lavoro di sempre con tali strumenti? In cosa costituiscono un’innovazione e in cosa altro presentano limiti?


Ho integrato le nuove tecnologie in molte delle mie attività, ma ovviamente sono consapevole che esse rappresentino sia innovazioni che limiti. Uno dei vantaggi più grandi offerti dalle nuove tecnologie è la loro capacità di migliorare l'accesso e la qualità dell'assistenza sanitaria, riuscendo a garantire una maggior efficienza, precisione delle cure e un accesso equo alle prestazioni sanitarie.

Tuttavia, presentano anche alcuni limiti. Ad esempio, possono essere costose e complesse da implementare, il che limita il loro utilizzo da parte di alcune strutture sanitarie. Quello che infine voglio sottolineare, e che è di estrema importanza, è che le nuove tecnologie non sostituiranno mai completamente l'importanza del contatto umano in sanità, ma piuttosto mi auguro che verranno usate come mezzi a cui lo psicologo o il medico può appoggiarsi, che lo possano coadiuvare nel suo lavoro, e non averne paura e rifuggirne.


Il medico entra in relazione con la malattia, ma soprattutto con le persone. Di qui discende la necessità di umanizzare le cure e di avere personale sanitario dotato di intelligenza emotiva, umanità, empatia, serietà professionale, dedizione per i suoi pazienti. Dunque, EI e AI scontro e confronto. Con quale impatto sul paziente?


Sono senz'altro d'accordo sulla necessità di umanizzare le cure, tuttavia, è importante sottolineare che l'intelligenza emotiva e l'AI non sono necessariamente in conflitto, ma possono essere integrate in modo efficace per migliorare l'assistenza sanitaria e l'esperienza dei pazienti. Ad esempio, l'AI può essere utilizzata per supportare i professionisti sanitari nella gestione delle informazioni sui pazienti e nella pianificazione dei trattamenti, liberando tempo per consentire ai medici di concentrarsi sulla relazione con i pazienti e di fornire cure personalizzate ed empatiche. Inoltre, l'AI può essere utilizzata per migliorare la precisione diagnostica e la scelta del trattamento, il che può portare a risultati migliori per i pazienti.

Sono anche consapevole che l'impiego dell’AI potrebbe creare l'impressione che la relazione tra medico e paziente sia meno importante. Come dico nel mio libro "Il medico 4.0: Come cambia la relazione medico-paziente nell’era delle nuove tecnologie", stiamo andando verso un nuovo “umanesimo digitale”. Le nuove tecnologie richiedono nuove competenze "umanistiche" ai medici: capacità di comunicare in modo chiaro le informazioni, sensibilità nel comprendere il vissuto del paziente, empatia. La tecnologia è un mezzo, non un fine.


L’ambito della salute e il mondo sanitario, comunque, sono sempre più interessati dall’impiego dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove tecnologie. Quali sono le applicazioni più importanti che sono state introdotte e le maggiori sfide da affrontare anche nella dinamica relazionale medico-paziente? Che cosa significa una Explainable AI e quali sono i maggiori rischi di una AI Black Box?


L’intelligenza artificiale è stata introdotta in molti ambiti della medicina e della salute, tra i tanti cito l’utilizzo dell’AI per la diagnostica: l'intelligenza artificiale può essere utilizzata per aiutare nella diagnosi di malattie, attraverso l'analisi di grandi quantità di dati e l'individuazione di pattern e anomalie.

Inoltre, può anche essere utilizzata per identificare terapie personalizzate: infatti l’AI può essere utilizzata per rilevare trattamenti individualizzati basati sulla sintomatologia dei pazienti. Oppure ancora l’AI può essere utilizzata per guidare robot chirurgici durante interventi chirurgici, aumentando la precisione e la sicurezza delle procedure.


Tuttavia, l'uso dell'intelligenza artificiale nelle relazioni medico-paziente presenta delle sfide. La prima sfida in ambito sanitario è spiegare l'intelligenza artificiale e la difficoltà nell’utilizzare i dati forniti da entità artificiali per comunicare e prendere decisioni. Gli utenti non esperti percepiscono i risultati dell'AI come una scatola nera.

Il problema della AI black-box in sanità si verifica ogni volta che le ragioni per cui un decision maker è arrivato alla sua decisione sono non comprensibili al paziente o alle persone coinvolte nella cura del paziente, perché il sistema stesso non è comprensibile a uno di questi  agenti.

Per quanto riguarda l’explainable AI invece, è un termine coniato negli anni '70 e tornato in auge negli ultimi anni, e riguarda la necessità e l'importanza di rendere trasparenti e comprensibili i risultati dei computer che possono influenzare il processo di decision making delle persone.


Nonostante questa apertura verso l’innovazione si sente parlare ancora di paralisi decisionale tra medico e AI. In che cosa consiste e da dove origina?


La paralisi decisionale tra medico e AI si verifica quando un medico si trova di fronte a un conflitto tra le raccomandazioni fornite dall'intelligenza artificiale (AI) e la propria esperienza e giudizio clinico.

Il medico deve utilizzare le proprie capacità umane per rimanere in contatto con i pazienti, introdurre le tecnologie negli scenari clinici e tradurre i rapporti dell'IA in un linguaggio comprensibile. Questo ruolo di "mediazione" può generare ritardi, incertezze o paralisi decisionale nella procedura tradizionale. Pertanto, i medici devono fungere da mediatori nel rapporto con i pazienti e spiegare il ruolo dell'IA nella pianificazione clinica, rimanendo sempre aggiornati circa le limitazioni e i nuovi utilizzi dell’AI.


Una delle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale che registra il maggiore impatto nelle relazioni con i pazienti sono le Chatbot: servizio clienti, programmazione e promemoria appuntamenti, processo di pagamento e fatturazione facile, risposta alle FAQ, follow up medico, per fare qualche esempio. Al di là del loro impiego per la gestione amministrativa, si può pensare che sostituiranno il lavoro dei medici e degli operatori sanitari? Se si, con quali ricadute e aspettative per il paziente?


Assolutamente no, queste tecnologie mancano della capacità di analisi cliniche avanzate e della capacità di fornire un giudizio clinico accurato basato su informazioni dettagliate e complesse fornite dal paziente e ovviamente mancano di capacità empatica. Al massimo queste tecnologie potranno coadiuvare il lavoro del medico, riuscendo a far risparmiare tempo e migliorando la relazione con il paziente.


Parliamo di We Will Care, onlus che offre azioni di supporto attraverso diversi progetti. Tra questi “Pazienti a Bordo” e “Psicologia e Metaverso” due realtà “immersive” in spazi differenti e a confronto. Da cosa è nata l’esigenza di esplorare questa nuova dimensione, come viene gestito il lavoro e come vengono guidate le emozioni dei pazienti rispetto ai progetti tradizionali?


Pazienti a bordo” è un progetto di ricerca-intervento che si propone di coinvolgere 150 pazienti oncologiche, provenienti da tutta Italia, nell’esperienza unica di un percorso psicoterapeutico affiancato da un corso di vela, partendo dal presupposto che il mare con le sue onde e i suoi venti rappresentino una metafora di ciò che i pazienti si trovano ad affrontare a seguito di una diagnosi oncologica.

Per quanto riguarda Psicologia e Metaverso invece è nato solo da qualche mese e si tratta proprio di incontri di supporto psicologico per pazienti oncologiche svolto nel Metaverso. Durante questo incontro le pazienti avranno la possibilità di scegliere un Avatar e un nome con i quali possano essere identificate nella stanza di Metaverso. Questo renderà possibile anche sfruttare l’anonimità e parlare di esperienze personali legate alla loro diagnosi oncologica, parlando liberamente della loro malattia. Potrebbe permettere alle nostre pazienti di togliersi la "maschera" che indossano da tempo e di sperimentare un supporto emotivo grazie al confronto con un gruppo di persone che hanno vissuto esperienze di vita simili.


Healtech e Femtech. Sono sempre di più gli investimenti volti a digitalizzare” la salute femminile e le startup con l’obiettivo di offrire unassistenza modulata sulle problematiche femminili grazie a tecnologie come intelligenza artificiale, big data e analisi. La salute delle donne, in rapporto alle nuove tecnologie, vive una discriminazione (storica) che le isola in un ambito “speciale” della medicina rispetto a quello di tutti gli altri pazienti o una condizione di privilegio che tiene conto delle specificità del corpo femminile?


La mancanza di dati sulla salute delle donne e sul modo in cui le malattie si manifestano nel loro corpo rispetto a quello degli uomini è stata spesso il risultato dell'esclusione delle donne dagli studi clinici in passato. Di conseguenza, le donne non possono ricevere cure personalizzate e specifiche a causa della mancanza di dati.


Tuttavia, credo che la situazione stia migliorando grazie alla crescita di Healtech e Femtech. Offrendo soluzioni innovative che affrontano le specificità del corpo femminile, queste startup stanno colmando il divario tra ricerca e assistenza sanitaria per le donne. Ad esempio, esistono tecnologie che consentono alle donne di monitorare la propria fertilità, il ciclo mestruale e la gravidanza in modo più accurato e personalizzato.

L'intelligenza artificiale, i big data e l'analisi possono migliorare l'assistenza sanitaria delle donne, ma devono essere utilizzati in modo responsabile per evitare la discriminazione di genere.


Per concludere, rubiamo” dal questionario di Proust …: Qualità che apprezzi di più in una persona? Limpresa storica che ammiri di più? Il tuo peggior difetto?


L'autenticità è la qualità che apprezzo di più in una persona. L'autenticità crea una base solida per le relazioni interpersonali e permette una comunicazione aperta e significativa.

Dal mio punto di vista, un'impresa storica che suscita grande ammirazione è quella compiuta da Alan Turing, considerato il padre dell'informatica. Nella prima metà del 900, con il suo lavoro pionieristico, gettò le basi teoriche per lo sviluppo dei computer e dell'intelligenza artificiale. Si trattò di un'impresa visionaria, che richiese non solo genialità e competenze scientifiche, ma anche il coraggio intellettuale di immaginare qualcosa che non esisteva ancora e andava al di là del sentire comune dell'epoca.

Il mio principale difetto è che tendo ad essere troppo perfezionista.


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